Scritti su Wagner (Adelphi) by Friedrich Nietzsche

autore:Friedrich Nietzsche [Nietzsche, Friedrich]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2019-02-19T16:00:00+00:00

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Un artista che ha questo potere su se stesso sottomette a sé, anche senza volerlo, tutti gli altri artisti. Per lui solo, d’altra parte, gli assoggettati, i suoi amici e seguaci, non diventano un pericolo, un limite: mentre i caratteri inferiori, poiché cercano di sostenersi sugli amici, sogliono perdere a causa di questi la loro libertà. È sommamente meraviglioso vedere come Wagner abbia evitato per tutta la vita di creare partiti, ma come dietro ogni fase della sua arte si sia raccolta una cerchia di seguaci, apparentemente per fermarlo in questa fase. Egli vi passò sempre frammezzo e non si fece legare; la sua via è stata inoltre troppo lunga perché un individuo possa così facilmente accompagnarlo sin dal principio: e così insolita e ripida, che anche al più fedele è a un certo punto mancato il fiato. Quasi in tutti i periodi della vita di Wagner i suoi amici avrebbero volentieri voluto dogmatizzarlo; e così pure, benché per altri motivi, i suoi nemici. Se la purezza del suo carattere artistico fosse stata solo di un grado meno decisa, egli sarebbe potuto diventare molto prima l’arbitro della presente situazione artistica e musicale: – ciò che adesso finalmente è anche diventato, ma nel senso molto più alto per cui tutto quanto accade in un qualsiasi campo dell’arte, viene a trovarsi involontariamente davanti al tribunale della sua arte e del suo carattere artistico. Egli ha soggiogato i più riluttanti: non c’è più un musicista dotato che non lo abbia intimamente ascoltato e non lo trovi più degno di ascolto di sé e di tutta la restante musica insieme. Molti, che vogliono assolutamente significare qualcosa, lottano addirittura contro questo fascino intimo che li sopraffà, si esiliano con cura meticolosa nella cerchia dei vecchi maestri e preferiscono appoggiare la loro indipendenza a Schubert o Händel che non a Wagner. Invano! Lottando contro la loro migliore coscienza, essi diventano, anche come artisti, più piccoli e meschini, si rovinano il carattere per dover sopportare cattivi alleati ed amici: e dopo tutti questi sacrifici capita loro tuttavia, magari in un sogno, che il loro orecchio si tenda verso Wagner. Questi avversari sono degni di commiserazione: essi credono di perdere molto se perdono se stessi, e in ciò si ingannano.

Ora, evidentemente, a Wagner non interessa molto se i musicisti comporranno da oggi in poi wagnerianamente e se essi comporranno in genere; anzi, egli fa ciò che può per distruggere la funesta credenza che a lui si debba riattaccare una nuova scuola di compositori. Egli, nei limiti in cui ha influsso immediato sui musicisti, cerca di ammaestrarli nell’arte della grande esecuzione; sembra a lui che nello sviluppo dell’arte sia giunto un momento, in cui la buona volontà di diventare un bravo maestro della rappresentazione e dell’esecuzione sia molto più degna di stima della velleità di «creare» ad ogni costo personalmente. Giacché questo creare, nel grado dell’arte oggi raggiunto, ha la fatale conseguenza di rendere banale nei suoi effetti ciò che è veramente grande, per il fatto di moltiplicarlo, e di logorare con l’uso quotidiano i mezzi e gli espedienti del genio.

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